#coglioneNO: intervista agli Zero
Vi chiamate Zero. Ma chi siete e di cosa vi occupate?
Siamo tre freelance: Stefano De Marco, Niccolo’ Falsetti (i fondatori di ZERO) e Alessandro Grespan, entrato in squadra ed inviato all’estero (Londra). Insieme siamo ZERO, lavoriamo tra Roma e Londra e facciamo viral, spot e presto anche un film documentario. Il perché della scelta del nome “Zero”? Viviamo in tempi in cui sono finiti i soldi e le speranze, ma non bisogna disperarsi, basta ripartire da zero.
Come è nata l’idea di questa campagna di sensibilizzazione?
L’idea è ovviamente stata ispirata da mail e situazioni reali che abbiamo vissuto. Ci siamo detti: “Ma perché ad un idraulico non le dicono mai ste cazzate?”. Ci hanno accusato di essere irrispettosi per le nostre risposte. Così abbiamo deciso di fare quello che sappiamo fare meglio: comunicare con un video.
Quali sono gli obiettivi pratici che la campagna si propone e a chi si rivolge?
Ci piacerebbe dire che vogliamo cambiare il mondo (ed è vero!), ma il mondo non si cambia da soli. Non siamo politici e il nostro lavoro è comunicare. Quindi l’obiettivo pratico più diretto è proprio quello di comunicare una condizione di disagio, di dimostrare ai media che siamo in tanti a vivere le stesse scomode situazioni. Per fortuna poi c’è chi si sta occupando degli aspetti pratici (c’è una petizione da firmare, come già segnalato da Pubblico Today a proposito di #rivoluzionecreativa, all’indirizzo http://www.creativi.eu). Ci sembra possa esserci un clima adatto alla discussione costruttiva, forse di cambiamento addirittura.
Qual è stato il feedback che avete ottenuto in questi primi giorni di diffusione?
I video sono stati pubblicati lunedì mattina alle 8:55. Il feedback è stato positivo e oltre le aspettative, i blog di comunicazione sono stati i primi, e anche gruppi di creativi su facebook. Poi sono arrivate le testate web nazionali. Alle 14:00 il telefono di Nicco squillava di continuo (Ale ha il numero inglese e Ste l’ha tenuto spento). Non vogliamo parlare di numeri, ma siamo in tanti e questo non può che essere una spinta a continuare.
Pensate di creare altri video sullo stile di quelli che abbiamo già potuto apprezzare?
Crediamo di no, ci sembra che il messaggio sia chiaro e completo con i tre minispot. Certo però è che continueremo a creare contenuti sui temi che ci stanno a cuore, al di fuori dei lavori commerciali. Proseguiremo con il tema del lavoro, ma anche con quello della generazione di Italiani (non a caso stiamo finendo un documentario sull’Erasmus www.erasmus247.com)
È vero che nessuno dei partecipanti ha ricevuto un compenso per girare i video di #coglioneNO? Quanto è costato produrli e girarli?
È vero. Abbiamo voluto ironizzare sulla cosa di proposito. Il messaggio è: cari creativi, se dovete usare il vostro talento e generare valore in cambio di niente, non fatelo per i clienti, fatelo per voi stessi o per una buona causa. Produrli è costato molto. Ma è stato un lavoro di un team che era disposto a spendere tempo, energie e proprie attrezzature per la causa. Dobbiamo infatti ringraziare anche Luca Di Giovanni che recita con noi (egregiamente), e gli amici Benjamin Maier alla fotografia e Lorenzo Schirru all’audio, senza i quali non ci sarebbe stata la qualità. In quanto a spese effettive, ci sono stati i 70 euro di barba finta e trucco su Luca per l’episodio dell’idraulico.
Quali sono stati i principali mezzi di diffusione della campagna? Avete anche utilizzato mezzi a pagamento come la Facebook adv o la pubblicità su Google?
Assolutamente solo mezzi internet. Abbiamo sentito qualche blogger e giornalista prima del lancio e Alfredo Accatino di creativi.eu, per vedere chi fosse con noi. Nessuna pubblicità o inserzione a pagamento: è stato come dare il via a un coro, un coro molto numeroso.
Siete a conoscenza dell’operazione #rivoluzionecreativa di Accatino? Se sì, ne condividete i principi e in che modo le due operazioni possono convivere e integrarsi tra di loro?
Sì, Alfredo è stato un compagno di lancio. Sebbene la nostra iniziativa sia nata indipendentemente, ci fa piacere pensare che il nostro lavoro possa servire anche alla sua causa. Approviamo e facciamo il tifo per il progetto di #rivoluzonecreativa.
Quali sono i problemi di chi svolge un lavoro creativo e quali le soluzioni che proporreste se, per così dire, “aveste la bacchetta magica”?
Il problema della svalutazione ha due basi: se da una parte ci sarà sempre qualcuno che proverà a sfruttare il lavoro altrui, dall’altra c’è chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di niente o quasi, inseguendo status symbol che fanno solo male ai professionisti. Se da una parte dunque servirebbe un nuovo e più solido supporto legislativo, dall’altra sarebbe necessario un atteggiamento umile ed onesto da parte dei creativi: non c’è glamour, ci sono solo professionisti con idee e talento che sanno generare valore e che per questo vanno pagati, come tutti i lavoratori.