E DOPO PRANZO… UN BELL’ANTIACIDO!
E se invece imparassimo la lingua del nostro corpo?
Non sono vegetariano e neppure carnivoro. Semplicemente mi nutro senza fare troppe distinzioni a priori perché so che il mio organismo è onnivoro. Cerco di non mangiare troppe porcherie… quelle che all’apparenza sembrano tutt’altro che porcherie, perché, soprattutto oggi, uno degli ingredienti più curati e ricercati tende ad essere l’estetica che, seppure non abbia sapore o calorie, incide molto sul desiderio. Colori e forme inducono sensazioni che i pubblicitari manovrano abilmente, giochini di comunicazione che purtroppo funzionano perché c’è chi studia le sensazioni primordiali che ognuno di noi ha ancora dentro di sé. Ma ci sono forme di comunicazione ancora poco studiate: quelle fra l’individuo e il proprio organismo. Proviamo a rifletterci.
Personalmente seleziono la qualità di quello che mangio, o almeno quella che presumo essere qualità. Ma in generale mangio di tutto. Cerco però di “parlare” con il mio organismo che “mi autorizza a mangiare certe cose oppure no” mandandomi segnali di attenzione che devo saper riconoscere e che tutti possiamo imparare. Ma ognuno è bene sappia riconoscere i propri, perché siamo tutti simili, ma non uguali. Ascoltando il nostro corpo possiamo perfezionare la capacità di ascoltare quei segnali che consentono poi un dialogo. Attraverso gli alimenti possiamo conversare con il nostro organismo, che ci risponde con “segnali di gradimento o meno”. Se il gradimento è costante, è molto probabile che di conseguenza la nostra salute ne giovi. Se lo “offendiamo” nutrendoci di cose a lui sgradite lo possiamo capire dalle sue reazioni e ognuno ha le proprie.
Per esempio c’è chi la carne la sente una necessità e chi invece non la gradisce o addirittura non la tollera e così per ogni alimento. Ma è sempre l’organismo che decide, sta a noi ascoltarlo. Se poi intervengono ideologie a impedire il dialogo “naturale” fra organismo e “cervello” si creano facilmente “disturbi o carenze alimentari”. In generale registriamo che l’industria del farmaco tende ad analizzare le macrocause e a sottoporci rimedi “buoni per tutti” nonostante siamo tutti diversi.
Ma invece che prendere un antiacido a caso (che fa bene ai farmacisti, ma meno a chi lo prende) dovremmo concentrarci su quale alimento ci ha procurato quell’acido, quel mal di testa, quella reazione cutanea, etc. e imparare a non ripetere quell’esperienza alimentare. Semplice no?! In effetti non si tratta di cose complicate. È che ci siamo certo evoluti, ma perdendo o dimenticando quelli che potremmo definire “i fondamentali” che i nostri avi invece conoscevano bene. Il problema è che abbiamo sia aggiunto che tolto. Tuttavia il nostro organismo reagisce automaticamente ai segnali esterni o interni: quando starnutiamo perché la polvere ci è entrata nel naso, o tossiamo se qualcosa ci entra nei polmoni, quando ci viene la pelle d’oca per il freddo, o quando ci “grattiamo” per un contatto con qualcosa di urticante, o quando istintivamente rifiutiamo qualcosa il cui odore ci crea repulsione… Insomma il nostro organismo ci parla e ci avverte… e quali siano gli alimenti tollerati, graditi o necessari dipende da persona a persona. Se non usiamo quel dialogo naturale, se divaghiamo… ce ne accorgiamo, perché “lui” ce la fa pagare perché non ragiona secondo ideologie e non dà alcun ascolto alla pubblicità commerciale del cibo o dei farmaci, perché la sua memoria antica sa a priori cosa evitare e reagisce accogliendo o rifiutando ciò che è pronto a digerire o meno. È con noi che parla, non con il nostro medico. Si tratta di comunicazione anche quella e non c’è un vocabolario unico e attendibile del linguaggio dell’organismo, ché dovrebbe avere un’edizione per ogni abitante della Terra. C’è tuttavia una stretta relazione fra cosa mangiamo e cosa ci succede… lo sanno tutti quelli che producono e commerciano cibo e farmaci. Rifletteteci guardando i contenuti della pubblicità e di quanti farmaci “anti qualcosa” ci vengono suggeriti pur di mantenere certi consumi. Per evitare di rifare errori di comunicazione con il nostro corpo possiamo allora cominciare a chiederci più spesso cosa abbiamo mangiato. Faremo del bene al nostro organismo e spesso anche al portafoglio.
Pietro Greppi
ethic advisor e fondatore di Scarp de’ tenis
Per entrare in contatto con l’autore: info@ad-just.it