Ripartire al femminile
Con questo articolo di Elena Ferrero, prosegue “Ripartire al femminile”, serie di riflessioni dedicata all’approfondimento del dopo emergenza dal punto di vista delle donne. Ovvero quelle che, secondo molti, sono le grandi dimenticate dell’emergenza Covid, che in realtà le ha viste protagoniste assolute sul lavoro e sul fronte domestico.
Elena Ferrero, 27 anni, ceo di una startup, Torino, Piemonte
Durante la quarantena siamo andati avanti a ripeterci – quasi come un mantra – «Ne usciremo migliori.» Oggi ci rendiamo conto che, in realtà, questa dura prova non ci ha migliorati, ha solo messo in risalto – mai come ora – quali sono i problemi più urgenti del nostro mondo. La povertà, la marginalità sociale, la frustrazione, l’ignoranza, lo sfruttamento delle risorse ambientali, la corruzione, la disoccupazione, la depressione… Il virus è stato come un riflettore che ha messo in luce questioni su cui chiudevamo gli occhi. Forse allora non ne siamo usciti migliori, ma sicuramente più consapevoli. Forse anche più arrabbiati. Ma il trucco è convertire questa rabbia in energia. Trasformare la voglia di distruggere, in desiderio di creare.
Appartengo – o meglio, aspiro ad appartenere – al mondo dell’imprenditoria, settore finora in prevalenza maschile. Sono co-fondatrice e ceo di Atelier Riforma, una startup innovativa a vocazione sociale che ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del settore moda attraverso l’economia circolare e la creatività. Co-fondatrice della startup è un’altra donna: Sara Secondo, avvocato che da sempre si impegna nel sociale. In barba all’imminente crisi economica post-Covid, noi abbiamo concluso le procedure di costituzione della società proprio durante la pandemia. Possiamo dire che si tratta davvero di una “ripartenza al femminile”, poiché lavorano per Atelier Riforma per la maggior parte donne. Ed è per me di grande ispirazione la passione che vedo nei loro occhi, nelle loro creazioni e nella loro intraprendenza.
Se devo portare la mia personale esperienza, devo dire che in realtà durante la quarantena non mi sono mai annoiata. Ho cercato di approfittare di ogni minuto a mia disposizione. Non posso dire di essere stata sempre forte, perché non è vero. I momenti di scoraggiamento ci sono stati eccome! La strategia che ho adottato è stata questa: se non posso fisicamente muovermi e andare avanti, devo seminare per il futuro, investire per poi raccogliere i frutti dell’attesa. E così mi sono dedicata alla formazione personale, alla ricerca di collaborazioni virtuose, alla definizione di una strategia precisa. Se siamo sempre stati spinti a mettere freneticamente un passo dopo l’altro in una cieca competizione, in questa immobilità forzata abbiamo avuto modo di fare quello che non si faceva da tempo: pianificare.
Elena Ferrero