Emergenza Covid-19 sul business: in calo gli investimenti in comunicazione
BVA Doxa presenta un’indagine sugli effetti della diffusione del Coronavirus e delle relative misure per contenere il contagio sul business delle aziende italiane. L’analisi ha preso in esame un campione di 301 aziende italiane di diversi settori e dimensioni, con presenza nazionale e internazionale. In un contesto di incertezza per quanto riguarda la durata dell’emergenza in corso, l’impatto della diffusione pandemica sul business si può descrivere come brusco e immediato: ben il 76% delle aziende intervistate dichiara un impatto negativo fin dalla prima ora, mentre un’azienda su 5 prevede di riscontrare i primi effetti a partire da aprile. Effetti che 4 aziende su 5 reputano elevati e che colpiscono in ugual misura sia le aziende piccole, con meno di 50 dipendenti, che quelle grandi, con oltre mille dipendenti. Per 2 aziende su 3 l’emergenza influirà negativamente sulla domanda dei prodotti e dei servizi a livello nazionale. Quasi la metà, il 45%, ritiene che dovrà affrontare un calo particolarmente significativo, de l 10%.Più incerte rimangono invece le prospettive sulla domanda di prodotti e servizi sui mercati internazionali: il 34% non sa ancora esprimersi sui futuri scenari, anche se c’è già un 43% delle aziende che dichiara già di osservare ripercussioni negative anche sull’export. In generale, a esprimere maggiori preoccupazioni sono soprattutto i piccoli imprenditori: per il 77% delle Pmi si verificheranno importanti diminuzioni della domanda domestica, mentre per il 56% di quella oltre confine. Per contrastare la crisi e preservare la sostenibilità economica, le aziende tricolore ridimensioneranno una parte significativa dei propri investimenti. A subire le riduzioni più importanti saranno in particolare gli investimenti in marketing e comunicazione: quasi la metà, il 49%, ridurrà le attività di advertising e media spending, mentre il 45% taglierà le attività di marketing. Altre riduzioni significative toccheranno alle politiche di sviluppo commerciale, per il 39% delle aziende, al lancio di nuovi prodotti e servizi, per il 33% delle aziende, e alle attività di ricerca e sviluppo, per il 26% delle aziende. In un quadro complesso e particolarmente negativo, una percentuale comunque significativa di aziende va invece in controtendenza e dichiara che per reagire alla crisi aumenterà alcuni investimenti particolarmente strategici: un’azienda su quattro incrementerà le attività di marketing, mentre il 41% sfrutterà il momentum per aumentare o mantenere la propria presenza mediatica. Costrette a dover attuare politiche di lavoro agile per rispettare le disposizioni governative e limitare il contagio, il 73% delle aziende tricolore ha introdotto lo smart working in maniera “massiva”, ovvero applicato al maggior numero di persone. Le aziende italiane hanno quindi scoperto che lo smart working funziona: ben il 90% esprime un giudizio favorevole in termini di efficienza e gestione ottimale dell’attività lavorativa. Per ciò che riguarda il futuro il 67% delle aziende esprime timori che la situazione avrà ripercussioni particolarmente consistenti per un lungo periodo di tempo. Un terzo delle aziende è invece più ottimista e ritiene che la crisi possa risolversi nell’arco di qualche mese.