Luxury prêt-a-porter: dal web alla carta
Nel mondo della comunicazione, la crossmedialità sembra essere diventata un elemento imprescindibile per un progetto di successo. Al centro troviamo sempre il digitale, declinato dal web ai social media, che svolge sicuramente un ruolo di primo piano. La sfida oggi è riuscire a trovare canali che forniscano un valore aggiunto e un maggior grado di approfondimento a contenuti che per loro stessa essenza sono fugaci e, troppo spesso, superficiali. In questo scenario la soluzione, per quanto apparentemente anacronistica, potrebbe essere un ritorno al cartaceo. Abbiamo incontrato Filippo Piervittori, titolare dell’agenzia di comunicazione ToBiz e direttore della testata rumors.it, magazine online con esperienza pluridecennale, dedicato all’intrattenimento. La testata ha visto in un secondo momento la nascita di diverse verticalità, focalizzate su temi più specifici. Tra queste, oltre a InnovaMi.news, magazine digitale votato all’informazione in ambito tech, troviamo Luxury prêt-à-porter, che ha fatto del lusso accessibile il suo contenuto privilegiato e che ha invertito ogni tendenza virando dall’online al cartaceo, con un nuova rivista lanciata nel 2019.
Tobiz è un’azienda impegnata ormai da anni nel mondo della comunicazione, che gestisce diverse testate giornalistiche e realizza consulenze per clienti esterni. Da cosa nasce l’esigenza di creare uno spazio dedicato verticalmente ai temi del lusso?
Luxury prêt-a-porter è un nativo digitale che nasce con l’obiettivo di scoprire brand meno noti e realizzare quindi una narrazione del nuovo e del meno noto all’interno del settore del lusso. Gli ambiti possono essere vari e vanno dal design, al fashion, al beauty ma anche tutto il ramo dell’esperienzialità – travel e food – fino ad arrivare al grande macrotema dell’automotive, che a livello di lusso può offrire molti spunti e che dialoga ovviamente con il mondo dell’innovazione tecnologica e del design. Al concetto di “scoperta” si unisce poi la volontà di raccontare da un nuovo punto di vista anche brand molto noti, che spesso lavorano ad alto livello per proporre linee esclusive o capsule collection che rappresentano non il lusso estremo per pochissimi ma un lavoro sulla qualità, sulla cura dei dettagli e su un livello di esclusività molto interessanti da narrare. Ci piace giocare anche d’anticipo e, in maniera provocatoria, proporre nuovi trend che in alcuni casi non rappresentano ancora la moda del momento.
Luxury prêt-à-porter nasce come magazine online, seo oriented e supportato dai canali social. Perché l’idea di spostarsi al cartaceo, con un movimento apparentemente anacronistico?
Con la rivista cartacea abbiamo cercato un modo per fissare in una sorta di album fotografico i contenuti migliori del nostro magazine online. Il cartaceo diventa in questo modo lo specchio di un’edizione online che è quotidiana e immediata – ma per questo piuttosto fugace – andando ad approfondire i suoi contenuti più interessanti e dando loro un nuovo respiro, sia editoriale che grafico.
Dopo l’uscita del primo numero si sente di dire che la carta sia ancora il medium giusto per veicolare i contenuti legati al lusso e all’alta qualità? Perché?
Dopo l’uscita del primo numero posso confermare ulteriormente la nostra intuizione che la narrazione e lo storytelling legati al lusso e all’alta qualità trovino uno spazio interessante nel cartaceo di qualità, in cui il prodotto editoriale diventa di per sé un oggetto iconico e di lusso. La nostra scelta è stata fatta in maniera molto ponderata, il prodotto editoriale che noi distribuiamo è impegnativo a livello produttivo poiché cerchiamo l’alta qualità nel prodotto editoriale stesso: dalla scelta della carta e dell’impaginato all’esclusività del numero di copie, che sono limitate, proprio per renderlo un oggetto esclusivo, distribuito in hotel di lusso, showroom e centri di business selezionati. Solo in questo modo la narrazione e il prodotto possono essere in linea con i brand e i contenuti che noi stessi andiamo a narrare.
La scelta distributiva è stata appunto non casuale: ritrovarsi in tutti gli hotel di alta gamma italiani. Questo permette sicuramente di raggiunger un target ben profilato e di alto livello. Perché secondo lei si tratta di una scelta vincente per i brand che potrebbero trovare spazio sulla vostra rivista?
La scelta di carattere logistico e distributivo per Luxury prêt-à-porter Magazine è assolutamente molto importante e strategica. Avendo avuto noi un’esperienza più che decennale nel mondo della carta stampata ci siamo resi conto dei punti di debolezza di determinati meccanismi della carta stampata tradizionale; per questo abbiamo deciso che Luxury prêt-à-porter, nella sua edizione trimestrale cartacea, vada collocato in luoghi che siano assolutamente rappresentativi delle nostre verticalità. Abbiamo scelto in particolare gli hotel a cinque stelle italiani e di Montecarlo, contando di raggiungere con i prossimi numeri se non tutti gli hotel almeno più dell’85%, per un pubblico totale di lingua italiana di oltre 3 milioni e mezzo di persone. Quindi un target di lusso selezionato, consapevole e coerente con i brand e con le tendenze che andiamo a raccontare. Stiamo inoltre lavorando per offrire ai nostri inserzionisti elementi a loro volta innovativi: lavorare molto sulla geolocalizzazione e sulla personalizzazione del prodotto (prossimamente potremmo avere alcune varianti della medesima edizione di Luxury prêt-a-porter, lo stesso numero potrà infatti essere personalizzato in base al brand o all’area geografica; essere distribuito in alcune zone specifiche o in alcuni contesti particolari a seconda delle esigenze dei nostri inserzionisti). Alcuni degli elementi che generalmente si trovano solo sul web, come la geolocalizzazione e la personalizzazione, verranno quindi applicati anche all’edizione cartacea. Ovviamente l’attenzione all’utilizzo di tecnologie innovative sarà molto importante: la volontà è quella di mettere in atto un ponte tra cartaceo e digitale attraverso i QR code o la realtà aumentata, che permetteranno di approfondire in maniera digitale un argomento trattato sull’edizione cartacea.
Quali sono infine gli obiettivi a medio termine che vi ponete come testata (luxury pret-à-porter) sia digitale che cartacea e più in generale come agenzia di comunicazione?
Sicuramente il rafforzamento di Luxury prêt-à-porter, l’ambizione è che nel 2021 possa diventare un bimestrale. Teniamo poi molto alla costruzione di un rapporto continuativo con i brand e con i nostri inserzionisti, vorremmo essere una piattaforma online e offline per sperimentare contenuti nuovi, formule e modalità pubblicitarie innovative. In questo senso, poiché noi siamo anche editori radiofonici, l’impegno è quello di lavorare in futuro ad alcune estensioni podcast e radiofoniche, ovvero far ascoltare le voci dei protagonisti dei brand, che si raccontano attraverso una narrazione audio. Mano a mano contiamo che i nostri articoli comincino ad avere un’estensione podcast e che questo contenuto diventi una vera e propria trasmissione radiofonica, soprattutto nel Nord Italia dove la nostra radio in onde medie (RadioMilano 1602) opera oltre alla dimensione dello streaming web. In questo modo potremo offrire un’ulteriore piattaforma pubblicitaria per i brand che vada a costituire un “ponte triangolare” con cartaceo e digitale. Questo è quello che facciamo con Luxury Prêt-à-Porter, è chiaro che come agenzia di comunicazione contiamo di offrire ai nostri clienti e ai nostri partner esperienze e progettualità di questo genere anche per le proprie attività ed esigenze di marketing: triangolazioni crossmediali per una comunicazione che possa tornare a uscire dagli ambiti fin troppo scontati, soprattutto su determinate verticalità, che tendono oggi a fare una sorta di ping pong quasi esclusivo tra il web e i social. Crediamo che oggi la realtà di Milano sia pronta ad offrire ai brand delle esperienze molto più ampie e complesse di storytelling crossmediale.