Mio nipote è bravo con il computer e altre orribili storie.
“Era lì che voleva volare l’uccellin della comare…”.
È triste quando questo diventa il commento alla nuova immagine/simbolo del semestre italiano in Europa: un logo vetrina, visibile e identitario che dovrebbe suscitare speranze, orgoglio, senso di appartenenza. Un incomprensibile passeriforme tricolore che scimmiotta (scusate l’animalismo involontario) una decina di esempi di visual design senza azzeccarne uno, mentre da lassù, Bob Noorda ci maledice. È l’ennesimo logo scaturito dal “Concorso Aperto a Tutti” che negli ultimi tempi ha funestato le pagine dei media, con commenti avvelenati all’intero dei social, come nel gruppo Creativi, che ho aperto tre anni fa e che oggi raccoglie su FB quasi 7000 iscritti in rappresentanza di tutte le espressioni creative. In pochi mesi i post hanno flagellato i brand di Firenze, dell’Expo, il mai tanto aborrito logo di Roma, e infiniti altri succedanei. Con un misto di rabbia, odio, ma soprattutto impotenza. Vorrei dirlo, ma lo sapete già. Mai come in questo decennio la grafica italiana è stata umiliata, ridicolizzata, ridotta a inutile appendice. Mai come ora il crowdfounding sta tradendo la straordinaria forza innovativa che aveva fatto intuire. Mentre le agenzie di grafica chiudono a raffica e si continua a pianificare il famoso “concorso aperto a tutti, così se ne parla in rete..”. Solo la famosa frase “Mio nipote è bravissimo con il computer…”, che ha funestato il primo decennio del millennio, mi provoca più disgusto. Cosa fare? Io direi di incazzarsi un po’, chiedendo alle agenzie di comunicazione e ai responsabili interni delle aziende e delle istituzioni di fare il proprio lavoro, perché per far parlare di un brand non servono i trucchi, occorre semplicemente investire di più e lavorare meglio, senza sperare nel “costo zero” del Web. Ed è ora di chiudere per sempre questo penoso capitolo. Al concorso per medici partecipano i medici non i ragazzi del liceo, quando si cerca un insegnante di italiano si prende un laureato, non “uno che parla bene.” Applichiamo due semplici regole. A) Invitare direttamente alle gare di grafica studi e agenzie che fanno quello specifico mestiere o assegnare un punteggio di merito a chi dimostra di operare in quell’area specifica area ponendo al servizio del progetto le proprie competenze B) obbligare, quantomeno le Pubbliche Amministrazioni, a inserire in Giuria rappresentanti del settore. Professionisti che siano in grado di capire la credibilità della proposta, l’efficacia, ma anche la sua declinabilità, leggibilità, applicazione. Tre elementi che gli addetti ai lavori conosco bene, mettendo quantomeno la faccia sulla scelta finale. Proposte che avevo già inserito al punto della Petizione di #rivoluzionecreativa per la tutela e la valorizzazione della creatività in Italia, e, per il riconoscimento della valenza strategica ed economica del lavoro dei oltre 2 milioni di professionisti del settore. Non avete firmato al link change.org/rivoluzionecreativa?
Ahi, ahi, ahi! Allora ve lo meritate l’uccellino…