Salumi e corruzione
Sembra un binomio curioso, ma questo è l’ oggetto di una contestazione sollevata dal Comitato di Controllo relativamente ad una campagna pubblicitaria dei noti salumi Fiorucci.
Il telecomunicato inizia con il claim “Oggi l’ Italia è tra i paesi più corrotti d’ Europa”. Oggetto di scambio, al posto del denaro, sono i salumi, che vengono utilizzati per comprare tutto, dalle licenze alle partite di calcio (“scandalo calcio-prosciutti”), alla corruzione degli uomini delle istituzioni pubbliche.
Lo spot è concluso dalla dichiarazione di un Pubblico Ministero, che afferma che “è un dovere della giustizia assicurare una democratica redistribuzione di questa prelibatezza. Il sapore Fiorucci è un diritto di tutti”.
Secondo il Comitato di Controllo, il messaggio sopra descritto sarebbe stato in contrasto con l’ art. 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, proprio perché l’ utilizzo della figura del Pubblico Ministero, un ruolo altamente accreditato, ridotto però, in pratica, ad un testimonial dei salumi, offenderebbe le convinzioni civili di molti cittadini.
Non di meno accadrebbe per lo scranno presidenziale dell’ aula di Montecitorio, che viene trattato nel telecomunicato come il banco di un salumiere, per appoggiarvi sopra alcuni salumi.
A ciò si aggiungerebbe la volgarizzazione della considerazione denigratoria, secondo la quale “Oggi l’ Italia è tra i paesi più corrotti d’ Europa”, attualmente diffusa, ma non generalmente condivisa ed anzi giudicata altamente offensiva.
La componente ironica non sarebbe stata, secondo l’ organo di controllo, sufficiente a far superare il contrasto sopra descritto.
Le opinioni sopra espresse, validamente contestate dalla difesa del Salumificio Fiorucci, che ha posto in evidenza l’ indubitabile distacco dalla realtà delle situazioni, sia pure “verosimili”, ma ricostruite in ambiente dichiaratamente pubblicitario, nonché il clima surreale e paradossale del comunicato, non sono state neppure condivise dal Giurì, che, con la sua pronuncia n. 33 del 14 maggio 2013, ha dichiarato non sussistere la violazione, nel caso di specie, dell’ art. 10 del Codice.
L’ ironia ed il contrasto surreale costituiscono la chiave di lettura dello spot, che non fa che raffigurare una realtà di cui si legge nelle cronache giudiziarie italiane, utilizzando l’ artificio retorico di sostituire il denaro con i salumi.
Diversamente da quanto sostenuto dal Comitato di Controllo, il Giurì ha ritenuto che le figure istituzionali non venissero trattate negativamente, ma, anzi, venissero usate nel pieno svolgimento dei loro incarichi istituzionali, così come i corrotti erano stati resi in maniera stereotipata, come abitualmente avviene per quel tipo di personaggi.
Se anche un utente non percepisse l’ ironia o l’ essere surreale delle scene rappresentate, non si sentirebbe comunque offeso nella sua sensibilità civica.
Secondo il Giurì, diverso potrebbe essere il giudizio, se si dovessero tenere in considerazione l’ opportunità e il gusto, in particolare per quanto riguarda la raffigurazione dell’ aula di Montecitorio, ma il Giurì non deve giudicare in base né all’ una, né all’ altro, come la giurisprudenza autodisciplinare da sempre ha espresso.
Il comunicato sottoposto a giudizio è stato, pertanto, assolto dall’ accusa di violazione del Codice di Autodisciplina.
Fiammetta Malagoli
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