We Are Social individua i sei trend per orientare la comunicazione nel 2020
Nel nuovo “Think forward report 2020” We Are Social ha individuato i sei trend per orientarsi e orientare la comunicazione nel 2020, che vedrà Internet e i social regolamentarsi ulteriormente rendendo più tortuose – e più motivanti – le strade del marketing.
Added Value
Ha a che fare con il crescente riconoscimento – a livello di proprietà intellettuale, stile e creatività originali – che i contenuti dei creator stanno ottenendo. I brand devono stare ora più attenti che in passato nel non sfruttare ma coltivare questi talenti.
Social Self-Care
Ci racconta di quanto le persone siano oggi molto più attente alla loro mental health e di come, di conseguenza, si approccino in maniera più misurata e consapevole al consumo digital. I brand devono essere capaci di veicolare, attraverso le campagne, “qualità e valore emozionali”.
Bad Influence
Tratta, naturalmente, di influencer e della loro lucentezza che, in alcuni casi, si sta offuscando. Perché una volta erano un faro di autenticità, competenza, rilevanza, ma poi col tempo – diventando molti di essi “media di massa” – le maglie si sono allargate lasciando passare un po’ di tutto.
Overt Privacy
I social: da palcoscenico a stanza privata. Dopo anni di ultra-esposizione le persone sono stanche di apparire troppo sui canali. Ai brand si presenta la sfida di essere più discreti e intimi. Di capire come chiedere il permesso.
Running Commentary
Parla di “lunghezza narrativa”. I social sono maturi: la brevità non è più la chiave del successo. Piuttosto, complessità e articolazione rispondo meglio al bisogno di argomentazione e opinione che le persone manifestano in certi ambiti. I brand, con trasparenza e onestà, devono cercare di individuare, e poi avere un punto di vista, rispetto agli argomenti che interessano davvero alle loro audience. I meme continuano a funzionare ma non bastano più.
Cultural Crossfit
La logica secondo cui le persone siano un insieme di interessi verticali separati ed ermetici è decisamente superata. La fluidità è la realtà. È normale farsi guidare da apertura e collaborazione, soprattutto in rete. Le culture, le categorie, le verticalità e i generi vengono costantemente mescolati e vissuti senza paratìe stagne. I brand non solo devono sposare questa attitudine, ma spingersi pure oltre, in luoghi, con linguaggi e partner mai immaginati prima.
«Se nella versione 2019 del report abbiamo tracciato il perimetro della zona d’impatto di determinati aspetti legati all’evoluzione (e all’uso) sia dei social sia della tecnologia digitale, quest’anno diamo le proporzioni dell’impatto. E quindi della sfida che si presenta a chi comunica. Che deve adattarsi, innovare e creare sempre nuove strategie per legarsi alle proprie audience, soprattutto le più giovani, fatte di persone non più lì, immobili e disponibili, pronte a essere raggiunte da messaggi qualsiasi. Per questo i brand, al di là di ogni granitico brand positioning devono aver chiaro qual è il proprio communication role, qual è la propria maniera di ‘stare’ all’interno della società, la propria chiave per essere un brand activist» ha detto Bruno Tecci, head of Strategy We Are Social.
Questo il link al report: https://wearesocial-net.s3.amazonaws.com/it/wp-content/uploads/sites/4/2019/11/WAS_ThinkForward_2020.pdf