Da febbraio Vanity Fair si trasforma da brand a network
Ieri con una party è stato presentato il nuovo corso di Vanity Fair, diretto da Simone Marchetti, che ha raccontato anche la telefonata surreale che ha portato Raffaella Carrà, nell’inedita versione di modella, in copertina di quello che è il primo numero del nuovo corso del magazine del gruppo Condé Nast, in edicola dal 13 febbraio. Obiettivo del nuovo giornale quello di andare oltre il brand per creare “un network”. Il nuovo look dell’edizione cartacea – curato dal direttore creativo Massimo Pitis, che per Condé Nast ha già firmato quel Wired insignito a New York del titolo di miglior magazine del mondo – si ispira all’arte «dagli anni 70 indietro, un lavoro sull’archeologia, sul trapassato dell’editoria più che sul passato, perché questo è un momento in cui si deve tornare a guardare l’antico per trovare gli strumenti per capire e interpretare e raccontare la contemporaneità», come ha sottolineato Marchetti. La prima novità è in copertina, con lo slogan sopra la testata, “quello che è non è quello che sembra”, che è già un manifesto. Il magazine si apre con la nuova sezione Visioni, «una riflessione sulla contemporaneità, però fondata sull’idea della sorpresa anche un po’ folle, di creare aspettativa – i lettori devono chiedersi che cosa abbiamo combinato questa settimana – e di riportare emozione nella lettura: a volte i giornali peccano di serietà, invece la leggerezza e l’arte sono strumenti profondissimi». In questo numero, per esempio, aprono lo sfoglio l’artista Maurizio Cattelan, l’editorialista Mattia Feltri, lo scrittore israeliano Eskhol Nevo. L’attualità e le grandi storie – vero cuore del giornale – sono valorizzate da un design pensato “su misura” per ogni pagina, e c’è il ritorno di un marchio di fabbrica di Vanity Fair Italia, ovvero il tempo di lettura. Debuttano nuove firme – Ambra Angiolini e l’enigmatica astrologa Maria Rivolta Celeste – e ritornano personaggi già letti, come Roberto D’Agostino e Costantino della Gherardesca, mentre altri nomi si aggiungeranno nelle prossime settimane. Cambiano radicalmente moda e bellezza, «all’insegna dell’inclusività, del culto della differenza, del desiderio di usare abiti e makeup non come rappresentazione di uno status o di un’appartenenza ma come espressione di sé, come strumenti identitari, veicoli di valori e convinzioni, anche politiche». La moda attinge a un nuovo parco stylist e fotografi, per la maggior parte giovani under 30. «Il nuovo progetto di Vanity Fair vede al centro la produzione di contenuti d’eccellenza e la creazione di contesti emotivi aggreganti – ha dichiarato Francesca Airoldi, direttore generale Sales & Marketing di Condé Nast Italia -. L’editoria contemporanea deve essere laddove sono i fruitori di contenuti e dove le aziende possano dialogare con la community del brand, che siano nostri fan/follower o nostri lettori o utenti, o i fortunati che parteciperanno alle nostre numerose experience». Gli investitori, pur avendo visto del nuovo progetto solo un moodboard, hanno dimostrato di credere alla scommessa: il primo numero del nuovo corso, quello con Raffaella Carrà in copertina, ha raccolto 158 pagine di pubblicità, con un fatturato superiore del 50% rispetto a quello dello stesso numero del 2018.