Canaletto in mostra a Palazzo Braschi
Una grande retrospettiva per celebrare Canaletto è stata inaugurata negli spazi espositivi del Museo di Roma Palazzo Braschi a Piazza Navona. La mostra “Canaletto 1697-1768”intende celebrare il 250° anniversario della morte del grande pittore veneziano, presentando il più grande nucleo di opere mai esposte in Italia. L’esposizione è il racconto di un percorso che affascina e coinvolge. Dalla giovinezza tra Venezia e Roma come uomo di teatro, la vita dell’autore viene ripercorsa attraverso 42 dipinti, inclusi alcuni celebri capolavori, 9 disegni e 16 libri e documenti d’archivio. Canaletto è uno dei più noti artisti del Settecento europeo. È lui ad aver messo il genere della veduta alla pari con la pittura di storia e di figura, anzi, innalzandolo a emblema degli ideali scientifici e artistici dell’Illuminismo. Tra i dipinti, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Italia, vanno menzionate le due parti di un’unica tela, raffigurante Chelsea da Battersea Reach, tagliata prima del 1802 e riunita in questa mostra per la prima volta. La parte sinistra proviene da Blickling Hall, National Trust, Regno Unito, quella destra dal Museo Nacional De Bellas Artes de la Habana, eccezionalmente concessa in prestito dal governo cubano. Accanto ai dipinti troviamo i disegni, dai piccoli studi preparatori ai magnifici fogli di ampie dimensioni accuratamente rifiniti e destinati ai più raffinati collezionisti o a essere incisi, come L’incoronazione del doge sulla Scala dei Giganti, della serie delle Solennità dogali, concesso in prestito da Jean-Luc Baroni Ltd. di Londra. In mostra si può ammirare il magnifico Bucintoro di ritorno al Molo il giorno dell’Ascensione del Museo Pushkin. Viene presentata la sua intera parabola come pittore e disegnatore per definirne le diverse fasi tecniche e stilistiche, fino alle immagini più affascinanti di Venezia e a quelle eleganti del soggiorno di nove anni in Inghilterra. Una sala ricca di prestiti eccezionali, dal museo di Cincinnati e da collezioni private, è dedicata alle vedute di Roma che Canaletto realizza negli anni della maturità, sulla base dei propri disegni o delle stampe di Desgodets, Falda, Specchi e Du Pérac, alcune delle quali sono raccolte negli album provenienti dal Museo di Roma. Otto sezioni che raccontano il suo rapporto con il teatro, il capriccio archeologico ispirato alle rovine dell’antica Roma, i primi successi a Venezia, gli anni d’oro, il rapporto con i suoi collaboratori e l’atelier e la presenza del nipote Bernardo Bellotto con alcuni precisi confronti tra le versioni del maestro e dell’allievo della stessa veduta, le vedute di Roma e dell’Inghilterra, gli ultimi fuochi d’artificio al ritorno a Venezia. Completano il percorso espositivo alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Venezia. In occasione dell’esposizione viene pubblicato un catalogo, edito da Silvana Editoriale e a cura di Bożena Anna Kowalczyk, che include alcuni saggi sull’artista e la sua opera, presentando al pubblico e agli studiosi gli esiti delle più recenti ricerche storiche e archivistiche, così come i risultati degli studi sulla sua tecnica e il suo metodo di lavoro. La mostra prosegue fino al 19 agosto 2018. Le opere in mostra provengono da alcuni tra i più importanti musei del mondo, tra cui il Museo Pushkin di Mosca, il Jacquemart-André di Parigi, il Museo delle Belle Arti di Budapest, la National Gallery di Londra e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Tra le istituzioni museali italiane presenti in mostra con le loro opere: il Castello Sforzesco di Milano; i Musei Reali di Torino; la Fondazione Giorgio Cini. Istituto per il Teatro e il Melodramma e le Gallerie dell’Accademia di Venezia; la Galleria Borghese e le Gallerie Nazionali d’arte Antica Palazzo Barberini di Roma. Tra i capolavori in mostra, oltre al già menzionato dipinto del Museo Pushkin, spiccano due opere della Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli di Torino: Il Canal Grande da nord, verso il ponte di Rialto, e Il Canal Grande con Santa Maria della Carità, esposti per la prima volta assieme al manoscritto della Biblioteca Statale di Lucca che ne illustra le circostanze della commissione e della realizzazione.
Adele Messina