Cultura, cibo, promozione in Emilia Romagna
Un omaggio all’Emilia Romagna, con due notizie che fanno molta gola. La prima, è che la piadina romagnola vuole diventare ancora più grande, candidandosi a patrimonio Unesco, come proposto dal ministro Dario Franceschini. La scalata al successo della piadina comincia tanti anni fa, poi, nel 2014, la bontà emiliana ottiene l’agognato riconoscimento Igp, dopo un percorso lungo una decina d’anni. Le province di produzione riconosciute, sono Rimini, Forlì, Cesena, Ravenna, Bologna. Già oggi la piadina romagnola viene considerata l’ambasciatrice della Romagna nel mondo. In tempi in cui lo street food va per la maggiore, e grazie ad un prezzo contenuto e a una vasta gamma di abbinamenti, è sicuramente sempre apprezzata da chi vuole gustarsi un buon pranzo con un pezzo di Romagna, nel segno del gusto e della qualità. Due anni proprio la piadina fu il prodotto più ricercato in Italia su Google. Il Presidente del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola, Alfio Biagini, ha sottolineato che la Piadina Romagnola non è solo un prodotto da gustare, è qualcosa di più, è intimamente legata al territorio, alla sua cultura, alle tradizioni, alla manualità, ai prodotti e alla storia. L’ottenimento dell’indicazione geografica protetta, Igp, è stato un primo passo per la salvaguardia della unicità della Piadina romagnola, soprattutto per contrastare gli innumerevoli casi di contraffazione. Dal novembre 2014 quindi la certificazione Igp (Indicazione Geografica Protetta) dalla Commissione Europea, la Piadina Romagnola/Piada Romagnola, anche nella variante alla Riminese, è solo quella prodotta e confezionata esclusivamente nel suo luogo di origine, la Romagna. Solo coloro che la producono secondo il disciplinare approvato possono commercializzare la Piadina Romagnola Igp, grazie in particolare al Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola e altre istituzioni. Acqua, farina di grano tenero, meno di 25 grammi di sale e grassi (olio o strutto) fino a 250 grammi. E poi via alla cottura (massimo 4 minuti) per arrivare alla versione più spessa “alla romagnola” o più sottile “alla riminese”. In Italia quasi una piadina su tre è IGP, 13.500 tonnellate sulle 45mila prodotte nell’ultimo anno. La produzione certificata è raddoppiata nel giro di tre anni. Il Consorzio sta lavorando ad accordi con i marchi della grande distribuzione, e ora la piadina è pronta a conquistare il mercato tedesco e quello francese.
Intanto, è stata appena designata la capitale italiana della cultura 2020, titolo andato a Parma, con la motivazione, in base al progetto presentato: “Esempio virtuoso di elevata qualità nella progettazione territoriale a base culturale. I suoi punti di forza sono rappresentati in particolare dalla capacità di attivare e coordinare un sistema estremamente complesso di soggetti, allargato su base territoriale estesa. Il progetto infatti enfatizza un forte e attivo coinvolgimento dei privati delle imprese del territorio, una stretta relazione con il mondo dell’università e della ricerca, con il mondo della cultura e del welfare”. Erano dieci le città finaliste, tra cui altre due città emiliane, Piacenza e Reggio Emilia. La competizione per l’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura 2019, che nel 2014 ha visto prevalere Matera tra le sei città finaliste, ha portato all’istituzione della Capitale Italiana della Cultura. Un milione di euro che ogni anno il Governo mette in palio per incentivare le amministrazioni a mettere al centro la cultura e la crescita sociale, economica e civile del territorio attraverso il coinvolgimento delle realtà pubbliche e private.
Dopo Cagliari, Lecce, Ravenna, Siena e Perugia-Assisi, Capitali Italiane della Cultura ex aequo nel 2015, è stato il turno di Mantova nel 2016, il titolo è andato a Pistoia nel 2017, e nel 2018 è stato assegnato a Palermo, con l’obiettivo di dar vita a uno sviluppo armonioso della realtà urbana puntando sul proprio patrimonio storico, artistico e architettonico. Adele Messina