È The Walt Disney Company l’azienda con la miglior reputazione in Italia

Dopo l’annuale appuntamento con la Global RepTrak 100, il ranking delle 100 aziende più apprezzate al mondo, il Reputation Institute ha reso nota la “Italy RepTrak 2017”, fotografia delle 150 aziende che godono della più alta reputazione presso la popolazione italiana. Al primo posto The Walt Disney Company (85,4), seguita da Ferrero (84,7), Ferrari (84,2), Lego Group (83,7),  Amazon (82,1), Lavazza (81,6), Levi Strauss & Co (81,3), Sony (80,7), BMW Group (80,6), Nintendo (80,6). Anche in questo caso, sottolinea l’indagine, gli italiani si confermano “esterofili”. In Italia infatti le aziende straniere godono di una reputazione più forte (72,8 punti) di quelle italiane (68,6) di cui solo quattro si piazzano tra le prime 20: oltre alle già citate Ferrero, Ferrari e Lavazza, troviamo Giorgio Armani (80,5). A dominare la classifica The Walt Disney Company, forte di una storia solida e di un’immagine rassicurante. La classifica 2017 registra anche l’incremento di Amazon, colosso della new economy oramai entrata dell’immaginario collettivo. Proprio la forza di penetrazione nelle abitudini quotidiane dei giovani, porta l’azienda fondata da Jeff Bezos a vincere il “Best for Millennials”, novità introdotta quest’anno da Reputation Institute per premiare quelle aziende che godono della miglior reputazione tra gli italiani di 18-34 anni. A Ferrero, seconda quest’anno per reputazione in Italia, è stato consegnato invece il premio come azienda italiana più reputata al mondo, riconoscimento certificato dalla Global RepTrak 100 del marzo scorso dove l’azienda di Alba è risultata essere l’ambasciatrice della reputazione dell’Italia a livello globale. A Lego Group va il “Best for Corporate Social Responsibility” premio destinato all’azienda che più di ogni altra si è fatta fa apprezzare dai consumatori il suo impatto sociale rispetto alla responsabilità verso l’ambiente e la società, la trasparenza e l’ambiente di lavoro. Nella classifica per settori primeggia il Retail Online (80,9), anche nella percezione dei Millennials, segno inequivocabile di un cambiamento delle tendenze sulle modalità di acquisto nell’era della digitalizzazione del commercio e della disintermediazione. A farne la spesa è il Retail tradizionale (68,9) – composto dalle catene di supermercati, elettronica e oggettistica – che segnala un distacco di 12 punti. I settori Luxury (75,3) e Automotive confermano la reputazione forte, nonostante la crisi di immagine del settore auto a causa del “dieselgate”, forti del legame aspirazionale che unisce i consumatori italiani e le aziende di questi comparti. Tutto il settore dei produttori di beni di Largo Consumo si posiziona nella fascia tra i 70 e i 79 punti nonostante recenti crisi mediatiche come quelle legate all’iolio di palma, al latte contaminato o all’alcolismo giovanile). Il segmento con reputazione più alta è quello del Beverage (75,1, terzo in classifica). Segue la Cura Persona (74,8) e il Food (73,8). Nella parte bassa della classifica per settori, si conferma la debolezza del settore Energy & Utilities (Eni, Enel, Sorgenia, Tamoil, Q8, Edison e Total Erg) e del mondo Telco (Tim, Vodafone, Fastweb e Wind) a dimostrazione di un difficile rapporto tra gli italiani e le aziende di servizi. Un discorso a parte merita il settore bancario che – al netto del minimo storico fatto segnare da Monte dei Paschi (28,8) – registra una reputazione molto debole, frutto degli scandali globali e nazionali che si susseguono da mesi, andando a incrinare il rapporto fiduciario e di trasparenza con i consumatori. Difficile anche per i principali player del settore (Intesa Sanpaolo, Unicredit Group, Ubi Banca, Banco Popolare-BPM, Mediolanum Mediobanca) riuscire a emergere in uno scenario come questo.

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