IF!, Morace e la creatività che non si moltiplica
Che siamo un popolo di creativi noi italiani lo sappiamo, ma sappiamo anche che la creatività pubblicitaria nostrana non brilla nel mondo. A questo ha risposto, senza volerlo, l’incontro di Francesco Morace, presidente di Future Concept Lab, nel corso di IF!: «Per innovare bisogna guardare al passato e alla tradizione, infatti la stessa area del cervello deputata al ricordo, alla memoria, è la stessa area che sviluppa l’immaginazione. Questo significa che tradizione e innovazione vanno insieme. E nell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci c’è la specificità del nostro essere italiani, capaci cioè di unire arte e scienza in modo creativo. Il limite è che siamo un popolo dai 1000 campanili, il che non vuole dire solo che agiamo separatamente ma che abbiamo obiettivi ristretti. Il nostro valore umano e la nostra empatia, che sono due caratteristiche importanti per lo sviluppo della creatività, si perdono perché non abbiamo un pensiero strategico, capace di guardare nel lungo termine. E non ci manca la capacità di reagire perché siamo un popolo di tempestivi, ma purtroppo la velocità la usiamo solo nell’emergenza. In passato si è sempre associata la velocità alla superficialità, invece non è più così, è evidente infatti nelle nuove generazioni abituate ai giochi elettronici, che uniscono la pronta reattività alla profondità d’animo e di pensiero. Una tendenza futura quindi sarà il “quick & deep”. Gli italiani inoltre hanno in sé il seme della sartorialità, che significa riconoscere i limiti per costruire su misura. Però il saper fare, cioè l’artigianalità, non è solo “fare con le mani”. Bisogna parlare di pensiero artigiano, che significa puntare sempre all’eccellenza, al perfezionamento, vuol dire non seguire strade chiuse, ma accettare migliaia di “no” per un unico “sì”. Il fatto è che tutte queste doti ci consentono di sviluppare una creatività che rimane confinata nel localismo, non si moltiplica, non si evolve e non si mette a frutto in modo strategico. In definitiva, non sappiamo moltiplicarne il valore. Ecco su cosa dobbiamo lavorare». (v.a.)