Upa, Sassoli de Bianchi: «Gli 80 euro in busta paga andranno in consumi, DN risolti»
Era un Lorenzo Sassoli de Bianchi fiducioso quello che ha intrattenuto venerdì scorso i giornalisti prima di introdurre il seminario su “Sviluppo sostenibile e la comunicazione della filiera agroalimentare”. La fiducia il presidente di Upa la riversa soprattutto sulla spesa pubblicitaria per l’anno in corso che, secondo le previsioni dell’ente che raggruppa gli investitori, si chiuderà in territorio positivo, tra 0 e +1%. In realtà i primi tre mesi 2014 hanno visto una contrazione dei budget aziendali, all’incirca attorno a –3%, ma i portafogli delle aziende sono destinati ad aprirsi. Forte soddisfazione anche per il bilancio Rai, argomento che sta molto a cuore a Sassoli de Bianchi: «Finalmente è tornata in utile – sottolinea – ed erano anni che non accadeva. È un fatto molto importante essendo un servizio pubblico. Nei giorni scorsi la Rai ha comunicato una raccolta pubblicitaria a +3,9% e continuerà l’anno in positivo. Così come vedremo il segno più anche davanti alla raccolta adv 2014 di Mediaset». Per quanto riguarda la manovra del Governo Renzi che mira a restituire 80 euro in busta paga a una fascia di lavoratori, Sassoli de Bianchi fa qualche conto e tira le conseguenze: «Dato che la manovra dovrebbe partire da maggio, invece dei 10 miliardi di euro decantati da Renzi le famiglie riceveranno in tutto circa 7 miliardi, ma il fatto importante è che questi soldi verranno spesi in consumi. E si tratta dell’1,5% dei consumi totali italiani, che nell’anno sono previsti pari a 700 miliardi di euro, ma ipotizzando tra maggio e dicembre 2014 si tratta all’incirca di 500 milardi di euro». Per quanto riguarda i diritti di negoziazione, sui quali il “capo” di Upa aveva lanciato la sua battaglia lo scorso anno denunciando l’opacità del sistema e la volontà di passare alle vie legislative, sembra che adesso siano state riposte le armi. In un certo senso, la questione DN è risolta. Come? «Stiamo facendo un corso – specifica Sassoli de Bianchi – con le aziende e i centri media sui rapporti tra imprese e mezzi. Grazie a questi seminari siamo riusciti a fare emergere il tema, perché noi non chiediamo l’abolizione dei diritti di negoziazione, ma la loro trasparenza, cioè che vengano messi sul tavolo della negoziazione tra aziende e centri media. Fino all’anno scorso solo le multinazionali avevano questo tipo di contrattualistica, il 70% delle medio-piccole società italiane non conosceva il problema». Curioso che il presidente Upa nonché presidente e fondatore di Valsoia ritenga auspicabile che le aziende si facciano stornare i DN, garantendo in compensazione un fee adeguato tra il 2,5% e il 3%, mentre per la “sua” Valsoia abbia deciso di lasciare tutti i DN al centro media, che è Starcom. Interrogato su questa “incongruenza”, Sassoli de Bianchi ha dichiarato: «Non è escluso che l’anno prossimo cambieremo il contratto». Due notizie negative invece sul fronte tax credit (il credito d’imposta sugli investimenti incrementali in pubblicità che era stato richiesto al Governo l’anno scorso e che non ha avuto alcun ascolto) e sul fronte della banda larga per il quale Sassoli de Bianchi ha dichiarato: «È un vero disastro! Motivo per cui il servizio di streaming di film Netflix ha rinviato l’arrivo in Italia, dato che siamo malamente coperti e non in tutto il territorio della Penisola. L’Italia è all’84esimo posto al mondo per la velocità di connessione e stiamo sempre più peggiorando nel ranking mondiale».
Vanna Assumma