Google, 1° trimestre sotto le attese: i click “mobili” rendono meno. E Springer l’attacca
Chi di innovazione ferisce d’innovazione perisce? Qualcuno tra gli analisti – preso in esame l’ultimo bilancio di Google – crede che questo paradosso possa divenire attuale. Era successo nell’ultimo trimestre del 2013, la situazione si è ripetuta nel primo quarto del 2014. Ed è probabilmente destinata a durare, rendendo meno eclatanti le performance pubblicitarie di Google. I conti del nuovo anno del gigante di Mountain View sono meno brillanti di quanto ci si attendesse. Nel primo trimestre l’utile è cresciuto a 3,45 miliardi, in progresso rispetto ai 3,35 miliardi dello scorso anno, ma gli analisti si aspettavano profitti per 6,44 dollari per azione anziché 6,27 dollari. I ricavi complessivi sono stati pari a 15,42 miliardi di dollari, un +19% rispetto al primo trimestre 2013, ma meno dei 15,5 miliardi previsti dagli analisti. Nel periodo gennaio-marzo, i click effettuati dagli utenti sulle campagne promozionali ospitate dal motore di ricerca o altri siti che utilizzano la tecnologia Google sono cresciuti del 26% su base annuale rispetto all’attesa di un +33%. Rispetto all’ultimo trimestre 2013 c’è stato invece un calo dell’1%. E questo perché per la prima volta dopo tanti anni Google subirebbe gli effetti dell’innovazione: il search, infatti, si sta spostando sempre di più dall’online tradizionale al mobile e, sulla nuova piattaforma, il costo per click è più economico e così per Google il valore prodotto fornito è calato di prezzo del 9% circa nell’arco di un anno. Di più, gli osservatori sono convinti che nel mercato mobile il gigante di Mountain View non possa replicare la situazione di clamoroso vantaggio che si è prodotta in tutto il mondo per quello che riguarda l’online tradizionale. Senza contare che cominciano a divenire sempre più articolate, organizzate e pressanti le proteste contro il suo strabordare. «Google ha troppo potere, c’è da aver paura, tutti noi dei media liberi, sia online sia cartacei». È stata improntata a questi concetti la lettera-appello che Mathias Döpfner, il ceo dell’editoriale Axel Springer, il colosso dell’editoria digitale e tradizionale (in vendita) tedesca, ha indirizzato agli editori e al pubblico mondiale.