Il bruco con le ali (e senza capelli)
Evviva il nuovo consiglio ADCI capitanato da Massimo Guastini, presidente che vince non si cambia! E buon lavoro, e grazie in anticipo per l’impegno che hanno preso e tutto il mazzo che si faranno, anche a Karim Bartoletti, Davide Boscacci, Gabriele Cucinella, Francesco Guerrera, Nicola Lampugnani, Massimiliano Maria Longo, Matteo Maggiore, Caroline Yvonne Schaper. La “banda del bruco”, come si sono auto definiti per dichiarare la morte dell’era dei farfalloni, dei personalismi, dell’autoreferenzialità, e la nascita dell’era dell’operatività, del fare sistema, dell’essere squadra e del fare e condividere cultura. Il loro programma è appassionato e concreto insieme, stimolante e anche divertente, mi piace. Mi permetto solo una piccola riflessione a proposito dell’essere bruchi e non farfalle. Le persone, anche quelle accomunate dallo stesso mestiere, non sono tutte uguali, nella vita e nel lavoro ognuno di noi decide come porsi, come presentarsi, che strategia adottare, che vestito avere e che posizione prendere. Per come la vedo io, lavorare senza personalismi, senza fare i fenomeni, senza presentarsi ai clienti come farfalloni è cosa buona e giusta, ma credo faccia parte più della persona che del mestiere che fa. Oggi conosco molti più guru avvocati, medici, giardinieri, cuochi – moltissimi cuochi, oggi le vere star sono loro – e ho conosciuto perfino un idraulico, giuro! Che dell’essere guru ha fatto il suo successo. Mentre i pubblicitari che fanno i guru in un momento di magra come questo, in cui si fa fatica a far comprendere ai clienti il valore delle nostre idee per le loro marche, francamente si contano sulla punta delle dita. E forse è anche un po’ un peccato. Perché forse una volta per i clienti era più semplice attribuire valore a un signore che si pettinava diversamente dagli altri perché pensava in modo diverso dagli altri, e forse anche perché lo capivano a prima vista, chissà. Tutto questo per dire che va bene essere bruchi e non farfalloni, per esempio avere un ufficio al piano seminterrato, da persone rimaste con i piedi per terra (anzi sottoterra, come diciamo sempre noi FAV per strappare un sorriso, l’esempio non è preso a caso); però ogni tanto non dimentichiamoci che volare è più bello che strisciare. E volare con la fantasia, o con la pancia, con il pensiero laterale, l’intuito, saper vedere quella favella che si accende quando si brancola nel buio, inventare soluzioni strategiche e creative ai problemi delle marche, avere idee insomma, che poi è il nostro mestiere qualsiasi sia il nome o la definizione che gli vogliamo dare, non è una capacità che appartiene a tutti, è la nostra ciccia, il nostro core business. E, anche se oggi è più cuore che business, merita rispetto. E ogni tanto anche le ali. Anche se non ci pettiniamo più come Gavino Sanna. Siamo aperti anche alle vostre risposte, alle segnalazioni e alle critiche: sambrosini@fav.mi.it