Cayenne acquisisce Candy e Hoover, Peter Grosser: «Il crollo dei fee è colpa dei network»
Dopo l’incarico per la comunicazione di Porsche Italia, ottenuto in seguito alla vittoria in un pitch a quattro, Cayenne acquisisce un nuovo cliente, Candy Group, questa volta per assegnazione diretta. Per la multinazionale italiana di elettrodomestici, l’agenzia di cui è presidente e a.d. Peter Grosser elaborerà la creatività delle campagne adv sui diversi media sia per il brand Candy sia per il marchio Hoover, che fa capo sempre alla multinazionale. Un progetto di comunicazione, che per il marchio Candy verterà sulla nuova generazione di lavatrici “intelligenti”, che avrà un respiro internazionale, cioè nascerà in Italia ma verrà poi esportato all’estero nei Paesi in cui vengono commercializzati i due brand. Un buon inizio d’anno quindi per Cayenne, forte di tre nuovi ingressi nell’arco di un mese e mezzo: «Il 2013 si è chiuso in linea con il 2012 che per noi è stato molto positivo – afferma Peter Grosser – a +7%. E il 2014 è iniziato molto bene con questo tris di ingressi e senza nessuna fuoriuscita dal nostro portafoglio clienti. È un momento di fermento, abbiamo molti contatti, alcuni solo conoscitivi e altri già su progetti potenziali». L’agenzia, che è nata 11 anni fa e che è passata da un organico di 14 persone alle 70 attuali, è indipendente da solo due anni perché prima orbitava sotto l’egida della holding giapponese Dentsu. «Abbiamo fatto due anni fa il “management buyout” – spiega Grosser – cioè abbiamo deciso di comprare le quote dell’agenzia e di costituirci come indipendenti. Non siamo però una struttura locale, siamo un’agenzia indipendente strutturata, con una visione internazionale. Da quando abbiamo fatto questa scelta, risparmiamo una quantità di tempo, di risorse e di costi che prima erano indirizzati all’attività di reportistica mensile all’headquarter. Non dovendo giustificare le nostre azioni, tutto questo tempo guadagnato va a vantaggio dei clienti e della qualità del lavoro. Riusciamo anche a fare più squadra e a ragionare sul lungo termine, mentre prima le aspettative della holding sull’utile a fine anno limitavano fortemente gli investimenti». Per quanto riguarda Assocom, di cui Grosser è stato vicepresidente negli ultimi quattro anni nonché co-presidente ad interim nella fase di transizione che è poi sfociata nella presidenza di Marco Testa, l’a.d. di Cayenne spiega i motivi per cui ha deciso di non ricandidarsi, pur confermando la sua iscrizione all’associazione: «Non voglio più nessuna carica all’interno di Assocom perché, per quello che era il mio obiettivo, non ci sono più le condizioni per lavorare. La mia idea infatti era quella di far dialogare le realtà più rilevanti del nostro settore, e porre insieme delle regole per migliorare il comparto. Il mercato lo si cambia tutti insieme, e l’assenza dei network è penalizzante. Anche perché sono proprie le grandi strutture che condizionano il mercato, sono loro le principali responsabili della politica dei prezzi stracciati che subiscono tutte le agenzie, il dumping fatto da loro diventa il benchmark. I big, con la loro rilevante quota di mercato, pensano di difendere i propri interessi da soli, però sono enti privati e quindi non possono interfacciarsi con le istituzioni. In ogni caso, ammiro e offro tutto il mio sostegno ai vertici di Assocom che, in una situazione davvero difficile, stanno mettendo la faccia per migliorare le problematiche del comparto».
Vanna Assumma