SILLOGISMI E UOVA DI PASQUA
Molti anni fa, di fronte ad un “Cellotex” di Alberto Burri, l’a.d. della premiata ditta Sedie&Sgabelli pronunciò la frase famosa: «Una roba così è capace di farla anche mio figlio di sette anni!». Non ci si deve quindi stupire se quel bimbo, che oggi siede al comando della Chairs&Stools, ha deciso che la foto dei prodotti da stampare sul manifesto la scatti la sua segretaria con lo smartphone, il testo del messaggio lo scriva lui stesso che ha avuto l’idea e l’impaginazione la faccia suo nipote che è tanto bravo a usare il computer. Tutto questo per dire che i disastri non arrivano mai all’improvviso. Se vai a vedere scopri che molto prima del deragliamento del treno Genova-Ventimiglia erano evidenti i segni della frana che un giorno o l’altro sarebbe precipitata verso il mare travolgendo i binari della ferrovia. Anche il crollo che ha sconvolto il mondo della pubblicità era chiaramente annunciato, solo che nessuno si era posto il problema. Oggi, invece di piangere sul latte versato, qualcuno dovrebbe recitare un mesto mea culpa per quella stolida disattenzione. Per fortuna c’è qualche altro, convinto sostenitore del principio “non è mai troppo tardi per rimettere insieme i cocci”, che tenta di mobilitare le vittime del disastro con l’obiettivo di ripristinare l’antico detto “Offelee, fa el tò mestee!” Il passo successivo potrebbe essere quello di scendere tutti in piazza (Allons créatif de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!) per imporre una legge che vieti di farsi la pubblicità in casa o di andarla a comprare al discount. Uno di questi Agit-Prop della creatività professionale è Massimo Guastini, presidente dell’Adci, il quale ci prova con un sillogismo: «L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e il lavoro va sempre remunerato. Il lavoro del creativo è avere idee, ergo: le idee vanno sempre remunerate». In teoria il ragionamento di Guastini non fa una grinza, ma solo in teoria. Perché, in un Paese popolato da milioni di persone ognuna delle quali si reputa in grado non solo di allenare la squadra nazionale di calcio, ma anche di fare (contemporaneamente) il ministro delle finanze, l’insegnante alla Sorbona e il pilota di formula uno, il concetto di “mestiere” risulta essere piuttosto vago. E quando si parla di attività “immateriali” come quella di produrre idee la nebbia diventa ancora più fitta. «Scusi, lei cosa fa di mestiere?» «Sono un creativo, produco idee.» «Ah, bravo, me ne ne dia una, ma buona, mi raccomando. Altrimenti non scucio una lira». E qui, come si dice, casca l’asino, perché le idee sono un po’ come le sorprese nelle uova di Pasqua: per sapere se sono buone bisogna liberarle da tutti gli orpelli che camuffano l’uovo e rompere il guscio di cioccolato. Solo allora si può giudicare se l’oggetto vale la spesa.
Bruno Zerbini