Il rapporto tra minori e media nel Libro Bianco di Agcom-Censis
Pensate che gli adolescenti siano tutti pazzi per il Grande Fratello? Pensate che non vedano l’ora di mettersi davanti alla tv per seguire reality o talent? Ecco, siete del tutto fuori strada. Il Grande Fratello è di gran lunga il primo programma che i ragazzi tra 14 e 17 anni vorrebbero abolire anche se a dirlo è solo il 20% di questi. La maggioranza, in realtà, non indica nessuna trasmissione, confermando l’esistenza di un profondo individualismo e della carenza di una coscienza sociale che induca a segnalare alcuni programmi come negativi in quella fascia d’età. Solo il 10% dei giovanissimi, poi, ama reality e talent (anche se tra le ragazze l’apprezzamento sale), preceduti da film, sport, serie tv, programmi musicali, cartoni animati, ma anche dai documentari. I teenager scelgono i Simpson o Amici, odiano la volgarità e la stupidità in tv, tra le reti preferiscono Italia 1, Canale5 e Mtv e, inutile dirlo, adorano i social network, Facebook in particolare. Internet lo usano anche per ascoltare musica, fare ricerche per la scuola, chattare e cercare informazioni. E’ un quadro che a tratti sorprende quello tratteggiato da Agcom e Censis nel Libro Bianco su media e minori, il primo studio sistematico sulla materia promosso da un’istituzione pubblica. Un corposo volume che parte da un bilancio della produzione scientifica internazionale e analizza anche l’efficacia delle norme a tutela dei minori e i relativi limiti. “C’è una discrasia tra gli strumenti che ha in mano l’autorità e la realtà effettiva che abbiamo di fronte, che non vede più solo la tv nella dieta mediatica dei minori – spiega Giulio Votano (Agcom) -. Di fronte ad alcuni episodi pregiudizievoli per i minori, come cyberbullismo e stalking, a parte l’estremizzazione del penale, l’autorità non ha strumenti”. Nel volume ci sono due indagini, svolte tra fine 2010 e inizio 2011, una sul consumo dei più piccoli secondo quello che riferiscono i genitori e una sugli adolescenti. “Il dato principale – argomenta Elisa Manna, responsabile politiche culturali del Censis – è che gli adolescenti negano quello che sostengono i genitori, spiegano cioè che non c’è controllo. Una reale consapevolezza sulle potenzialità, ma anche sui rischi dei media nelle famiglie non c’è”. Il controllo dei genitori sull’uso dei media appare scarso in generale: è vero che fino a 10 anni quasi il 70% dei bimbi vede la tv con mamma e papà, ma nella fascia 14-17 solo il 15% avverte un’influenza della famiglia nella scelta dei programmi. Una certa attenzione c’è solo sull’uso del pc, in particolare da parte delle ragazze. Tra i più piccoli il televisore è ancora il mezzo più usato, ma pc, smartphone e console per videogiochi conquistano sempre più terreno. Tra gli adolescenti internet, anche per uso scolastico, e videogiochi appaiono radicati almeno quanto la tv, che si guarda molto di sera, fuori dalla fascia protetta. “Sono compiaciuto – sottolinea Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza – che il Grande Fratello emerga come il programma meno amato, ma non dimentichiamo la responsabilità che deve assumersi chi manda in onda una trasmissione che semplifica la realtà e lascia intendere che preparazione e merito siano valori di poco conto”. “Questo lavoro segna un punto fermo – afferma il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani -. E’ estremamente importante avere una fotografia accurata come questa per avere consapevolezza del passaggio al nuovo ambiente tecnologico”. “E’ una ricerca che fa fare passi avanti a questa materia perché è uno studio interdisciplinare – aggiunge il presidente emerito della Corte Costituzionale, Enzo Cheli -. L’Italia ha un buon quadro normativo, si tratta però di renderlo effettivo”