Da Siemens Enterprise Communications a Unify per rivoluzionare il mondo della comunicazione aziendale
Dopo quasi 170 anni di storia, Siemens Enterprise Communications diventa Unify. «È un processo che dura da più di due anni e risponde alle esigenze di una sempre maggiore richiesta di mobilità e di comunicazione multimodale e globale», spiega ai microfoni di Pubblico Riccardo Ardemagni, amministratore delegato Italia.
L’obiettivo di questa operazione di rebranding a livello mondiale della controllata di Siemens – joint venture di The Gores Group e Siemens AG – è quello di cambiare radicalmente il modo in cui comunicano e collaborano le aziende, integrando e completando gli attuali sistemi di comunicazione in un’unica innovativa piattaforma: Project Ansible.
Con un’interfaccia intuitiva e unificata sviluppata in collaborazione con Frog, permetterà ai team professionali di adottare e integrarsi tramite qualsiasi canale o strumento di comunicazione, consentendo un enorme risparmio di tempo con un conseguente guadagno di produttività.
Come conferma Ardemagni, l’applicazione sarà disponibile in beta release entro la fine di quest’anno e a metà del prossimo anno per la vendita alle aziende. Attualmente Unify spende circa il 15% del fatturato in sviluppo e ricerca e può vantare strategic partners del livello di Deutsche Telecom, Verizon, Telefonica, IBM.
Per quanto riguarda la promozione, «nelle scorse settimane sono già partite un’operazione di teasing e una campagna multimediale in quattro paesi: Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Brasile», secondo le affermazioni di Sandro Profeti, responsabile marketing Italia di Unify.
Per il mercato italiano, la comunicazione del rebranding è stata affidata a MSL Italia, network di comunicazione strategica ed engagement di Publicis Groupe. «Abbiamo definito che – spiega ancora Sandro Profeti – all’interno del nostro marketing plan circa il 40% riguarderà le attività di marketing e un altro 40% sarà destinato alla comunicazione.
All’interno di quest’ultimo, il 50% delle risorse sarà destinato al digital, quindi social media e blog di settore, e al below the line, mentre l’altro 50% servirà per l’advertising tradizionale, quindi stampa e per lo più riviste specialistiche o economiche». Da quello che è emerso, se l’anno scorso la comunicazione valeva il 6-7% del fatturato, quest’anno, a fronte dell’investimento nel rebranding, la cifra aumenterà di circa il 2%.
Igor Riccelli