Il piccolo picciotto
C’è chi crede che, nonostante l’attuale condizione di degrado, sia ancora possibile, attraverso appropriati percorsi educativi, costruire un Paese migliore. E la notizia di cui molti si stanno occupando in questi giorni è una di quelle che aprono il cuore alla speranza.
Il fatto è il seguente: un’azienda toscana, che peraltro pare godere di grande reputazione nel comparto merceologico in cui opera, ha posto sul mercato, sembrerebbe con grande successo di vendite, una lupara giocattolo (giocattolo?).
Non solo, ma il packaging del prodotto propone, a corredo dell’illustrazione dell’oggetto ed a scanso di equivoci, alcune immagini mutuate dagli stereotipi più scontati dell’iconografia mafiosa (picciotto con coppola e lupara in spalla, un paesaggio inequivocabilmente siculo – c’è persino l’Etna sullo sfondo – ed i carabinieri a cavallo).
’E’ arrivata la lupara!’, dice l’azienda, aggiungendo compiaciuta che il prodotto è in linea con tutte le normative, è fedele alla tradizione del Made in Italy ed è corredato, nella versione de luxe, ’anche di cartucce e fulminanti.’
Le domande che mi pongo, probabilmente ingenue, sono le seguenti: ’Stiamo proponendo ai bambini, sempre avidi di nuovi giochi, di sostituire al tradizionale confronto-scontro tra cow boys ed indiani, quello più attuale tra forze dell’ordine e mafiosi?
E, visto che li stiamo armando come picciotti, li stiamo invitando, nemmeno troppo subliminalmente, a schierarsi dalla parte di questi ultimi? E’ dunque questo il tipo di Made in Italy al quale affidiamo le speranze di trarci dalla palude in cui si dibatte il nostro sistema economico-produttivo, tentando di cogliere anche, in via subordinata, il non meno importante obiettivo di elevare l’immagine del Paese?’.
Mah! Forse è meglio che mi limiti ad un solo quesito, quasi certamente espresso in modo rozzo, ma probabilmente più efficace: ’Ma stiamo diventando scemi?’
Lorenzo Strona
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