La guerra dei maschi
Un giorno a Neil French, grande copywriter, chiesero per quale motivo la stragrande maggioranza per non dire la totalità dei grandi e celebri direttori creativi e collezionisti di leoni sono maschi. Una domanda pelosa.
Mica facile rispondere. Il contesto era uno di quei grandi seminari zeppi di vips. French, lisciandosi la lunga chioma bianca raccolta a coda, rispose che, semplicemente, le donne non avevano talento. Apriti cielo.
Totally politically uncorrect. Fu massacrato. Però la domanda era lecita. E’ vero che in quel ruolo non si vedono molto spesso delle donne. Ed è altrettanto vero che la risposta non sta nella dose di talento o di creatività. E allora? Proviamo.
Forse il motivo e’ che le donne non fanno la guerra. Alzi la mano chi conosce una donna veramente forte a Risiko. Impossibile. Una donna non potrà mai capire la fondamentale importanza della Cita o dell’Alberta.
La guerra e’ il passatempo degli uomini, e quelle parole che noi tutti spariamo a raffica, parole come strategy, target, tactical, mission, focus, per non parlare di killer application, escono da un vero e proprio manuale di guerra. Manuale di uomini. Roba da Von Clausewitz. Mica roba da donne. Immaginate due reduci, possono essere solo maschi, che si contano e si raccontano le ferite.
Dove ti sei fatto quello sbrego? Campagna di Tronky Ferrero, maggio 2010, un
massacro. La stessa parola campagna …puzza di campagna di Russia.
Ecco forse le donne non collezionano leoni perché’ quel tipo di cieca ferocia, quel genere di ricerca spasmodica di guadagnare metri verso una qualunque Hiwo Jima, loro non ce l’hanno. Eppure difficilmente ho visto un grande progetto decollare bene e volare sano e a lungo senza ci fosse una donna, appena dietro il palcoscenico, a dettare i tempi, in modo militaresco.
Ne ho incontrate di queste donne. Faccio i primi nomi che mi vengono in mente ma ognuno di voi ne puo’ tirare fuori altrettanti. Anzi, fateli questi nomi perché’ sembra la repubblica degli uomini.
Valeria Cornelio nutre brand guidando maschietti d’ogni tipo da più’ di vent’anni. Quasi trenta. Stefania Siani uguale, ma da meno tempo per sua fortuna. Sofia Ambrosini addirittura ha messo su la sua agenzia con due maschi che certamente fa correre, infatti si chiamano Volpi e Freccia.
Poi ammettiamolo: la prima vera campagna italiana dell’era moderna, ‘sfrizzola il velopendulo’, l’ha firmata una donna, Annamaria Testa, e per una caramella alla menta. Quella campagna ha dato il là a quello che oggi definiremmo una communication platform.
Nelle città apparvero 6×3, posizionati ad altezza uomo, completamente bianchi. C’era il brand in piccolo, poche parole e un grande grande spazio intonso dove la gente poteva scrivere e disegnare e sputare quello che voleva. Altro che gli attuali idioti del web e dei nickname. Pennarelli e bombolette spray.
Per tornare a Neil French, una donna non colleziona leoni perché’ una donna non va a caccia. Sono i maschi che, indossati sahariana e caschetto, amano farsi fotografare con la fiera sotto il piede e il fucile sotto il braccio. Ma non in campagna, troppo pericoloso. Loro vanno in riva al mare.
Riccardo Robiglio
riccardo.robiglio@leoburnett.it