Elogio di Carletto
Io non so chi l’ha inventato, però quando lo vedo in tv penso che avrei voluto essere io l’inventore. Non mi viene in mente neanche l’agenzia di pubblicità che lo ha cullato. Il personaggio si è mangiato l’autore.
Come Bond con Fleming. Il personaggio di cui parlo è Carletto, il camaleonte (però per me è un nano alieno) che pubblicizza una frittella surgelata. So già che i puristi dell’advertising stanno arricciando il naso, però si mettano il cuore in pace, qui si parla di cultura popolare non di onanismi.
A meno che non abbiate avuto un’infanzia difficile o siate irrimediabilmente pallosi, Carletto fa ridere. È verde, piccolo, brutto, con gli occhi di fuori grossi come palle da pingpong e una famelica bocca a becco. È matto, anzi è fuori, ha sempre fame, si traveste e sbraita con una voce che squilla e trapana.
Il suo tormentone originale, che rivolgeva a chiunque gli capitasse a tiro, era ’Hey, ma tu non hai fame?’. Genio puro. Carletto, per qualche breve istante, tra le rigide inquadrature di prodotto e tra i commercial sempre più affilati e seri, è comico, anzi sfiora il nobile surreale.
Ha quella infantile scemenza che non vuole e non dà spiegazioni. Sembra uscito dai Muppet dove si mischia senza regola verità e finzione. Il peccato è che nessuna giuria di altolocati pubblicitari potrà mai riconoscere e premiare Carletto e i tanti Carletti sparsi nel globo.
Magari un giorno un potente della creatività si incazzerà, ma sul serio, e deciderà di onorare i Carletti. Fregandosene altamente delle digital platform e dei content, rivoluzionerà Cannes dove vincerà chi, anche solo per dieci secondi, ci farà sentire ancora splendidamente idioti. Ma attenzione, un giorno, e questo purtroppo è certo, succederà che nella fabbrica dei surgelati arriverà qualcuno che vorrà farla finita.
Quel qualcuno dirà che il mondo è cambiato, che il brand ha bisogno di una ripartenza e che il nano verde va messo in pensione. Quel giorno, amici dell’agenzia non so quale, fate quadrato intorno a Carletto e impedite che la vera idiozia si compia. Nel caso chiamatemi.
Riccardo Robiglio
riccardo.robiglio@leoburnett.it