C’è futuro per le Associazioni?
Peter Grosser esprime, come direbbero i politici del Belpaese, moderata soddisfazione e cauto ottimismo per l’andamento del monitoraggio gare di Assocomunicazione: aumenta il numero delle gare monitorate (da 30 a 36), alcune (poche) si segnalano come esempi di corretta attuazione delle procedure (Autogrill, GrandSoleil), ma, di contro diminuisce il totale di quelle remunerate e delle schede controfi rmate dalle aziende.
Siamo alle solite: Assocomunicazione, encomiabilmente, si impegna a promuovere chiarezza e trasparenza, tentando di immettere aria pulita in un ambiente saturo di miasmi irrespirabili, ma, come già successe anni fa a Unicom, quando predispose accurati protocolli per le gare pubbliche e private, lodati senza riserve dagli aventi causa, ma che non sortirono eff etti apprezzabili, i risultati concreti di tali iniziative rimangono modesti, per non dire impalpabili, al punto che il declino verso una situazione che ha ormai superato il limite della sostenibilità, appare ormai una realtà conclamata.
Peraltro Lorenzo Sassoli, pochi giorni or sono, ha aff ermato con determinazione e senza tentennamenti, l’auspicio che tra clienti e agenzie si instaurino rapporti durevoli di partnership, nel momento stesso in cui i suoi associati, e i clienti in genere, si cimentano in una parcellizzazione sempre più esasperata delle commesse.
Nella fattispecie non è assolutamente lecito dubitare dell’onestà intellettuale del presidente Upa, anzi questo è un tratto della sua personalità che ho sempre molto apprezzato, ma anche lui si trova al cospetto di una realtà che appare sempre più evidente: l’incapacità delle Associazioni, sull’uno e sull’altro fronte, di proporre modalità di comportamento che possano diventare regole non scritte ma condivise e rispettate.
E se questo è lo stato dell’arte, viene da chiedersi se non sia giunto il tempo di aprire un dibattito, serio e non fi ne a se stesso, sulla rappresentanza di interessi all’interno del nostro comparto, sulla sua utilità e sulla capacità di incidere sulle sorti delle aziende che, con immutata fi ducia, continuano ad aderirvi con aspettative che vanno al di là dell’orgoglio o del piacere dell’appartenenza.
Lorenzo Strona
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