Business etico o business dell’etica?
La notizia, riportata da tutti giornali e onnipresente sulla rete, è la seguente: Coop, il gigante della distribuzione italiana, in virtù di una scelta etica, ’una volta smaltite le scorte, non venderà più foi gras’.
E questo poiché in alcuni Paesi, per produrre questo gustoso alimento, per alcuni mesi si sottopongono le oche al ’gavage’, cioè a una superalimentazione forzata che determina uno sviluppo abnorme del fegato.
L’azienda rinuncia quindi al business in favore del benessere animale. D’istinto verrebbe da dire: brava Coop! Tuttavia, dopo aver dedicato qualche istante a riflettere sulla notizia, mi sento in dovere di proporre qualche modesta considerazione e ricordare, per esempio, che la pratica del ’gava ge’ è stata da tempo bandita dai Paesi europei che tradizionalmente producono e consumano foi gras: la Francia, in primis, ma anche l’Italia, il Belgio, la Bulgaria, la Spagna, mentre è molto probabile che i soliti cattivoni cinesi continuino imperterriti ad ingozzare a viva forza i malcapitati palmipedi.
Ma se le cose stanno così non sarebbe stato più semplice selezionare i fornitori e non acquistare da coloro che continuano ad adottare questa pratica crudele? Ancora.
Il business a cui Coop rinuncia è comunque marginale: un buon foi gras costa caro e non è certamente il tipico prodotto da supermercato, ma piuttosto una leccornia distribuita prevalentemente nei negozi di alta gastronomia.
Di conseguenza la ’trovata’ non avrà sensibili ripercussioni sul conto economico, ma determinerà quasi certamente un notevole ritorno di immagine, soprattutto presso quelle anime belle pronte a buttarsi acriticamente su tutto quello che è spacciato per biologico, sostenibile, etico. E infine, a quanto ammontano queste ’scorte da smaltire’?
Non vorremmo che le forniture necessarie a far fronte alle richieste dei birbaccioni, che pervicacemente vorranno continuare ad assaporare il prelibato alimento, siano già a magazzino. Dopo tutto, in questo momento, rinunciare a clienti spendaccioni non è consigliabile.
Morale: tra qualche giorno ordinerò al mio abituale fornitore, un artigiano alsaziano, il foi gras da mettere in tavola durante le ormai imminenti festività, senza peraltro sentirmi un cinico torturatore di oche ed augurando comunque, a coloro che vorranno sostituirlo con uno sformato di broccoli, Buon Natale e buon appetito.
Lorenzo Strona
strona@lsep.it