Pubblicità Ingannevole

“Non chiedere all’oste se il suo vino è buono!” avvertiva un vecchio proverbio per evidenziare la scarsa probabilità di ottenere un giudizio oggettivo sulla qualità di un prodotto da parte di chi è interessato a venderlo.

Una pillola di saggezza che, assieme a qualche decina di altre simili, i nostri nonni usavano come antidoto contro gli imbroglioni di ogni genere e specie.

Evidentemente però, come sembra dimostrare il proliferare di nuove e sempre più sofisticate tecniche di inganno, quel tipo di misure cautelative non sono più sufficienti; al punto che anche coloro che istituzionalmente si sono assunti la responsabilità di proteggere i cittadini-utenti-consumatori dalla cosiddetta “Pubblicità Ingannevole” (Autorità Garante della Concorrenza e Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) si sono posti il problema, soprattutto per quanto riguarda i prodotti sanitari, i farmaceutici e i cosmetici .

La discussione in corso tra gli addetti ai lavori sembra incentrarsi principalmente sui nuovi media, visti come uno sterminato Far West, senza regole né confini, dove i più forti e i più furbi hanno la possibilità di scorazzare indisturbati.

“Io credo che la strada maestra sia quella dell’autoregolamentazione” ha recentemente suggerito Ildikò Fazekas, Presidente dell’European Standars Aliance, un signore che probabilmente vive su un altro pianeta e non ha mai avuto occasione di vedere spot per analgesici ad ampio spettro d’azione alla fine dei quali una voce fuori campo legge le “istruzioni e le modalità d’uso” ad una velocità cinque volte superiore a quella necessaria per essere decifrati anche dal più attento dei telespettatori.

Per non parlare di quei telecomunicati di farmaci che informano dell’esistenza di effetti collaterali anche gravi utilizzando chilometriche “avvertenze” scritte in sovrimpressione con caratteri microscopici, che durano meno di quattro secondi. 

Se, in fatto di corretta ed esauriente informazione ai consumatori, questi sono i migliori risultati ottenibili attraverso un sistema di “autoregolamentazione” applicato ad un media facilmente controllabile com’è la televisione, figuriamoci cosa ci si può attendere da quella rete a maglie larghe, fisiologicamente anarco- opportunistica, chiamata Internet.

Staremo a vedere. Nel frattempo i cittadini-consumatori-utenti potranno sempre ricorrere al metodo di “autoprotezione” adottato da Milena Medici, un’arzilla signora ultra novantenne di Rero in provincia di Ferrara, la quale ha chiesto al suo farmacista di leggerle da cima a fondo le quattro facciate del foglietto contenuto nella confezione di una crema idratante per pelli mature.

“Ho visto la pubblicità su una rivista, ha spiegato, e vorrei essere sicura che non sia una fregatura. Sa com’è: fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”.

Bruno Zerbini

bruno@brunozerbini.com  
 

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